ADRIANO BERNAREGGI Diario di guerra (settembre 1943-maggio 1945)

29/10/2013

«Il tempo lo ingigantirà».

Così si esprimeva frequentemente mons. Antonio Pesenti, quando mi confidava le sue valutazioni sulla figura e sul ministero episcopale di mons.Adriano Bernareggi. Questa valutazione si faceva sempre più convinta man mano si avviava verso la conclusione della trascrizione dei Diari del vescovo Bernareggi, arricchendoli di preziose note, finalizzate a contestualizzare nomi, luoghi, decisioni, il cui significato per i lettori contemporanei risulterebbe poco conosciuto. Mons. Presenti incoraggiò la pubblicazione dei Diari di mons. Bernareggi perché ne prevedeva un grande beneficio sia per la conoscenza della nostra Diocesi, in una delle pagine più difficili e generose della sua storia, sia per la conoscenza della ricca figura del suo grande vescovo. Cosa intendeva mons. Pesenti con questa espressione: «Il tempo lo ingigantirà»? Fu lui stesso a spiegarlo con questi argomenti.
– Il tempo lo ingigantirà per la sua profonda capacità di discernimento storico. Mons. Bernareggi, vescovo dagli orizzonti intellettuali molto vasti, seguiva da vicino gli avvenimenti del suo tempo, favorito dalla vicinanza con gli ambienti culturalmente
più dinamici dell’associazionismo cattolico, in particolare i giovani del Movimento Laureati. Egli percepiva con lucidità i cambiamenti in atto e intravedeva, accanto al crescente allontanamento di molti fedeli dall’orizzonte dei valori cristiani, la necessità di una nuova modalità di presenza dei cattolici nella società civile.
– Il tempo lo ingigantirà per la sua vicinanza al clero e alle comunità cristiane. Egli si impegnò a conoscere da vicino e ad ascoltare le situazioni concrete di vita dei suoi sacerdoti e dei suoi fedeli, spendendosi con generosità nell’indicare scelte pastorali,
socio-economiche e politiche, non facili in quelle circostanze. I frequenti inviti alla responsabilità e alla solidarietà nell’ambito della vita civile mostravano la sua prospettiva di lungo respiro verso il bene della Nazione e la costruzione di un nuovo tessuto sociale, animato non solo da una maggiore libertà politica, ma anche da una più autentica libertà morale.
– Il tempo lo ingigantirà per l’equilibrio con cui si è mosso durante l’occupazione tedesca. Chiunque avrebbe incontrato una grande fatica nel decidere come comportarsi nei mesi che videro a Bergamo la presenza militare tedesca. Come coniugare il rispetto dell’autorità con la difesa degli sfollati, degli sbandati, dei renitenti alla leva?
Come prestare soccorso a tanti giovani lontani dalle loro case e dalle loro comunità senza suscitare reazioni e rappresaglie da parte del comando tedesco? Come tenere insieme la prudenza nelle dichiarazioni pubbliche con l’accoglienza del legittimo anelito di libertà? Mons. Bernareggi valorizzò la responsabilità individuale e invitò sempre i sacerdoti e i laici ad agire secondo la loro coscienza.
– Il tempo lo ingigantirà per la sua intensa vita spirituale. In cima alla sua preoccupazione di vescovo vi era il desiderio di incrementare la vita spirituale del clero e delle comunità parrocchiali. L’episcopato di Mons. Bernareggi fu caratterizzato da
grande disciplina e da un forte governo pastorale. Egli cercò di conoscere sempre meglio e più profondamente possibile il suo popolo. Non agì mai in modo estemporaneo.
Si dimostrò una finestra aperta capace di individuare con semplicità i più umili segni della bontà e religiosità popolare e di incrementare una religiosità che impregnasse tutta la vita dell’uomo. Se il tempo ingigantirà il vescovo mons. Bernareggi, ugualmente il tempo ingigantirà la figura di mons. Antonio Pesenti, alla cui memoria è dedicata questa pubblicazione.
Egli amava moltissimo la nostra Chiesa di Bergamo. L’ha servita accogliendo docilmente i numerosi ministeri affidatigli come Prete del Sacro Cuore. Ma si prese cura della storia della nostra Diocesi anche curando numerose pubblicazioni di carattere storico ed ecclesiastico, in collaborazione anche con l’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo e con il Centro Studi Valle Imagna. Nei suoi studi storici cercò di cogliere soprattutto il lievito portato dalla santità cristiana nella vita civile, culturale ed economica della società bergamasca. Nell’approfondire le vicende che hanno segnato la storia della nostra terra, sottolineò in particolare che il valore delle iniziative pastorali consisteva nell’aiutare i fedeli a crescere nell’amore per Cristo, nell’imparare
a pregare, nell’unire gli animi nella pace.
Dopo aver lasciato il compito di Cancelliere che occupò per 26 anni, chiese di poter continuare a lavorare in Curia, presso l’archivio, per approfondire le sue ricerche storiche. Fu in quel periodo che concluse il lavoro sui Diari di mons. Bernareggi.
Non saliva più al primo piano della Curia, dove si trovava il suo studio di Cancelliere, ma lavorava a piano terra. Disse un giorno: «Mi dispiace aver smesso il mio incarico di cancelliere perché mi permetteva di incontrare tanti preti. Ma, con mia sorpresa, incontro più preti ora. Prima passavano velocemente e temevano di disturbarmi perché ero occupato a preparare tanti decreti. Ora si fermano più a lungo e mi fanno molte più confidenze. Bisogna ascoltare molto i preti». Esprimeva la sua vicinanza ai preti con vera finezza, consigliandoli, incoraggiandoli, telefonando loro per chiedere informazioni sulla loro salute o su qualche familiare ammalato. Se mons. Presenti ha ascoltato molti preti, ora noi possiamo ascoltare lui, ascoltare i frutti del suo lavoro
di storico, ascoltare la saggezza delle sue valutazioni pastorali, interiorizzare il suo frequente invito alla santità.
Il volume dei Diari di mons. Bernareggi viene pubblicato nella collana “Fonti e Ricerche della Fondazione Papa Giovanni XXIII”. Anche questa scelta è significativa e motivata: sono noti infatti gli stretti e amicali rapporti tra Bernareggi e Roncalli, testimonianti anche da un ricco e ampio epistolario. Quasi coetanei, entrambi nati e cresciuti nel clima di quel cattolicesimo lombardo che tra Ottocento e Novecento diede frutti meravigliosi, furono figure di spicco nel panorama della Chiesa italiana degli
anni del regime fascista e del secondo dopoguerra. Appresa la notizia della morte di mons. Bernareggi, Roncalli scrisse: «Noi ci volevamo molto bene». Fu proprio il card. Roncalli, patriarca di Venezia, a pronunciare il discorso ai funerali di mons. Bernareggi, il 27 giugno 1953.
Possa questa pubblicazione, fatta nel 50° anniversario della morte e nell’imminenza della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, di cui mons. Pesenti era un profondo ammiratore e di cui avviò la raccolta delle firme per aprire il processo di beatificazione, suscitare nella nostra Chiesa di Bergamo un sempre più intenso amore per Cristo, per la Chiesa, e per i molti fedeli che ancora oggi attendono l’annuncio dell’unica Parola che salva.

Mons. Davide Pelucchi
Vicario Generale della Diocesi di Bergamo
Bergamo, 11 agosto 2013