IL PATRIARCATO DI VENEZIA (1953-1958)

Il 15 marzo 1953 prese possesso ufficialmente della diocesi affidatagli. Nella prima omelia in S. Marco rivelò lo spirito che lo avrebbe guidato durante il suo mandato in terra veneziana e poi a Roma: “Non guardate dunque al vostro Patriarca come a un uomo politico, a un diplomatico, cercate il sacerdote, il pastore d’anime, che esercita tra voi il suo ufficio in nome del Signore”.

L’impegno a essere totalmente pastore lo condusse a un’intensa attività sia in diocesi che all’estero, per adempiere ai vari impegni ufficiali. In diocesi si distinse per la novità dello stile che rifletteva la sua personalità umana e sacerdotale: ricercò il contatto con la gente per mezzo di incontri con il clero, con i fedeli e le varie categorie professionali e confessionali, tramite l’amministrazione personale della Cresima nelle parrocchie, mediante visite ai malati nelle case di cura e agli operai di Porto Marghera. Adempì scrupolosamente i suoi doveri di vescovo con la visita pastorale (1954-1957) e la celebrazione del Sinodo diocesano (25-27 novembre 1957).

Non rimase insensibile alla società in trasformazione di quegli anni, al mutamento nei costumi dei laici e del clero, alle svolte politiche; pur agendo nel segno dell’obbedienza alle direttive di Roma, operò sempre per eliminare qualsiasi forma di lontananza, lavorando per superare le incomprensioni e instaurare le premesse per un dialogo costruttivo, favorito in tale compito dal suo temperamento equilibrato, comunicativo e amabile. Sono da leggersi in questo senso le aperture ad ambienti fino ad allora estranei alla Chiesa, come la Biennale di arte contemporanea e la Mostra cinematografica di Venezia, oppure il messaggio di saluto, contenuto all’interno dell’Esortazione scritta per la festa della Candelora, che nel febbraio del 1957 inviò al Congresso nazionale del Partito Socialista, che si svolgeva nella città lagunare. Quest’ultima iniziativa suscitò molte polemiche, ma altro non voleva essere che un cortese saluto, in sintonia con lo stile di approccio che gli era abituale.