PONTIFICATO (1958-1963)

L’elezione, il 28 ottobre 1958, del settantasettenne cardinale Roncalli a successore di papa Pio XII indusse molti a pensare a un pontificato di transizione. Ma fin dai primi interventi, atti a ripristinare il regolare funzionamento degli organismi curiali da anni trascurati, il nuovo papa lasciò intravedere una personalità decisa nell’affrontare i problemi, sicura della via da intraprendere.

Già nel suo primo radiomessaggio dopo l’elezione sono presenti i temi che caratterizzeranno i suoi anni di pontificato: la libertà dei popoli, la fine della corsa agli armamenti, la pace, l’ecumenismo e, soprattutto, la decisa affermazione della natura pastorale del suo ministero, che segnerà in modo indelebile la sua esperienza sul trono di Pietro. Conseguenza naturale di tale convinzione fu la sua salda intenzione di svolgere concretamente il ruolo di vescovo di Roma, moltiplicando i contatti con il clero e con fedeli, tramite le visite alle parrocchie, agli ospedali e alle carceri: alla fine, saranno ben 152 le uscite del papa dal Vaticano. Attraverso la convocazione del Sinodo diocesano, che si svolse dal 24 al 31 gennaio 1960, volle assicurare il regolare funzionamento delle istituzioni diocesane mediante il rafforzamento del Vicariato e la normalizzazione della vita parrocchiale. Instaurò anche un nuovo rapporto con i fedeli e con il mondo, convinto che, pur nella fedeltà alla dottrina, dovesse prevalere il volto materno della Chiesa, che cerca la vicinanza piuttosto che accentuare i contrasti.

Ma l’espressione più grande dello stile pastorale di papa Giovanni XXIII fu il Concilio Vaticano II, il cui annuncio venne dato nella basilica di S. Paolo il 25 gennaio 1959, prova della sua capacità di saper cogliere quanto i tempi suggerivano: l’esigenza di nuove risposte della Chiesa in seguito all’emergere di problematiche inedite. Si trattò di una decisione personale, presa dopo consultazioni private con alcuni intimi e con il Segretario di Stato, card. Domenico Tardini.
Le finalità assegnate all’assise conciliare, espresse nel discorso di apertura dell’11 ottobre 1962, erano originali: non si trattava di definire nuove verità, ma di riesporre la dottrina tradizionale in modo più adatto alla sensibilità moderna, nella prospettiva di un aggiornamento riguardante tutta la vita della Chiesa. Giovanni XXIII, coerente con i propri principi, invitò a privilegiare la misericordia e il dialogo con il mondo piuttosto che la condanna e la contrapposizione, in una rinnovata consapevolezza della missione ecclesiale che abbracciava tutti gli uomini; in quest’apertura universale non potevano essere escluse le varie confessioni cristiane, invitate a partecipare al Concilio per dare inizio a un cammino di avvicinamento.

Sia nel caso del Concilio, sia nel modo di affrontare le questioni politiche nazionali e internazionali, l’azione di papa Roncalli si caratterizzò per l’inedita prospettiva con la quale fece fronte ai vari problemi, offrendosi come autorevole mediatore, punto di riferimento per tutti gli uomini di buona volontà che desiderassero concretamente lavorare per il bene dell’umanità. Tale comportamento lo condusse a garantire una maggiore autonomia ai cattolici impegnati in politica, facilitando la nascita del primo governo di centro-sinistra, il sostegno ai moti d’indipendenza nei paesi del Terzo mondo, dando per primo l’esempio nominando per la prima volta porporati autoctoni; favorì poi il sorgere di un dialogo iniziale tra le super potenze mondiali, contribuendo al superamento della “guerra fredda”.

Nella primavera del 1963, a testimonianza del suo impegno a favore della pace, esemplare in occasione del decisivo intervento durante la grave crisi di Cuba nell’ottobre del 1962, fu insignito del Premio Balzan per la pace.

Poco dopo, il 3 giugno 1963, in seguito a un cancro allo stomaco che si era rivelato nel novembre precedente, morì, all’età di ottantuno anni.