Gaudet Mater Ecclesia

La voce di Papa Giovanni XXIII è familiare e, ancora oggi, capace di suscitare commozione e speranza: non ascoltiamo solo parole, ma sentiamo il suo cuore, i suoi sentimenti, la sua vicinanza.

La pubblicazione del discorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, a cura della Fondazione Papa Giovanni XXIII che sentitamente ringrazio, ci permette di assaporare le parole con cui il Santo Papa inaugurava la solenne assise dei Vescovi del mondo e apriva il cuore della Chiesa a tutta l’umanità.

L’edizione di quel discorso si accompagna alla “peregrinatio” dell’urna con i resti mortali, ora reliquie del Santo, nella nostra Diocesi, dove è germinato il suo cammino di santità, come scrisse lui stesso: «Si incomincia dalla terra dove son nato, e poi si prosegue fino al punto di congiungimento con la terra dei viventi» (nota del 1 ottobre 1959).

Questa “peregrinatio” è un originalissimo dono che Papa Francesco ha fatto alla Chiesa che è in Bergamo, del quale siamo profondamente grati. Si tratta di un evento unico, capace di lasciare traccia profonda nella consapevolezza della fede e di rinnovare la considerazione della testimonianza e del servizio evangelico che Papa Giovanni ci ha lasciato.

È tra gli auspici di questa “peregrinatio” il desiderio che la devozione di molti alimenti la coscienza d’essere popolo di Dio che vive il Vangelo nella storia e nel mondo, che la pace ritrovi continuamente ragioni forti e concrete pratiche che la sostengano, che il dialogo tra i cristiani delle diverse Chiese diventi segno di unità per tutta l’umanità e finalmente che la grande Pentecoste del Concilio Ecumenico continui ad illuminare le menti ed accendere i cuori, aprendo anche oggi alla Chiesa gli orizzonti dell’intera umanità.

Il discorso inaugurale che Papa Giovanni XXIII tenne la mattina del 11 ottobre 1962, davanti ai Vescovi, alla Chiesa e al mondo è sotto il segno della gioia: sia la gioia del Vangelo l’inizio e il frutto dell’esperienza della “peregrinatio”, di cui questa edizione vuol essere memoria.

+ Francesco Beschi
Vescovo di Bergamo