PERIODO BERGAMASCO (1905-1920)

Furono circa dieci gli anni passati al fianco di mons. Radini Tedeschi, uno dei massimi responsabili dell’Opera dei Congressi, fautore di un intransigentismo illuminato, stimato nell’ambito cattolico per il dinamismo e la ricchezza di iniziative, tra i principali promotori dell’azione sociale cattolica.
La vicinanza con tale carismatico personaggio amplierà gli orizzonti del giovane sacerdote Roncalli, proveniente dall’ambiente tradizionalista del Seminario Romano: verrà a contatto con i fermenti di rinnovamento liturgico, con le problematiche sociali; sarà introdotto alle tematiche dell’apostolato laicale cattolico e dell’azione sociale cristiana; diventerà familiare ai principali protagonisti del mondo cattolico e della Chiesa di quegli anni; affinerà metodi e stile di vita pastorali e realizzerà esperienze culturali e spirituali che lo influenzeranno indelebilmente negli anni a seguire.

Oltre al compito di segretario, mons. Radini Tedeschi nel tempo gli affidò numerosi altri incarichi. Dal 1906 fino al 1914, tranne che per brevi periodi, insegnò Storia ecclesiastica, Patrologia e Apologetica in Seminario. Lo studio della storia gli consentì di elaborare alcune opere di storia locale, tra cui la pubblicazione degli Atti della Visita Apostolica di s. Carlo a Bergamo (1575), una fatica durata decenni e portata a termine alla vigilia dell’elezione al Pontificato.
Progettò e diresse dal 1909 l’innovativo periodico diocesano La Vita Diocesana e dall’ottobre 1910 fu a capo del movimento cattolico femminile, campo particolarmente caro al suo vescovo. Tali fervidi anni furono però macchiati dall’accusa di modernismo rivoltagli nel 1914, accusa che facilmente dimostrò infondata.

La prematura scomparsa di mons. Radini Tedeschi nel 1914 pose fine a tale eccezionale esperienza pastorale, ma i suoi impegni in diocesi non diminuirono, nonostante che dal 1915, dall’inizio della Prima guerra mondiale, fosse sotto le armi in Sanità, prima come sergente e poi, dal 1916, come tenente cappellano. Infatti, ebbe la fortuna di essere inviato a Bergamo, dichiarata città ospedaliera, dove, pur prestandosi al suo servizio di assistenza ai militari malati, poteva continuare a seguire le attività cattoliche. Nel 1918 fu incaricato di organizzare e dirigere l’assistenza e la formazione della gioventù studiosa bergamasca, progetto fondato sull’apertura di diverse Case dello studente in città, mentre nel 1919 fu nominato direttore spirituale del Seminario, ma i suoi impegni non si limitavano a queste attività. Era diventato uno dei sacerdoti più in vista del clero diocesano, stimato per la predicazione e ritenuto indispensabile nell’organizzazione delle varie iniziative cattoliche diocesane. Immerso in tale modo nel mondo bergamasco, si trovò dubbioso nell’accettare l’improvvisa svolta nella direzione della sua vita rappresentata dall’inaspettato invito del papa, giuntogli nel dicembre 1920, a presiedere l’Opera di Propagazione della Fede in Italia; dopo giorni di incertezza e titubanze decise di abbandonarsi alla volontà di Dio, manifestatasi attraverso quella dei suoi superiori, e accettò la nomina.