“Saluti a tutta la famiglia Ch. Angelo Roncalli”
L’immagine della copertina e della retrocopertina presenta un prezioso documento custodito nell’archivio della Fondazione Papa Giovanni XXIII: è la prima cartolina postale del chierico Angelo Giuseppe Roncalli inviata da Roma ai suoi familiari nel 1901, come attesta il timbro sul francobollo rosso bruno, da 2 centesimi, con lo stemma sabaudo entro un ovale. Da meno di un anno il giovane Vittorio Emanuele III siede sul trono del Regno d’Italia.
Il futuro papa Giovanni XXIII, giunto nell’Urbe da poche settimane e residente presso il Pontificio Seminario di Sant’Apollinare, invia una cartolina di saluto al prozio Zaverio, «Pregiatissimo Signore», che tanta parte ha avuto nella sua educazione umana e cristiana, come spesso ricorderà lo stesso don Angelo Roncalli alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale: «A chi debbo io, dopo che al Signore, i princìpi della mia vocazione se non a voi e alle vostre cure per me più che paterne?». E pochi mesi dopo, in una lettera del 2 dicembre 1904, ripeterà: «Voi sapete quale sia la mia riconoscenza per voi che avete avuto tanta parte nella mia ecclesiastica educazione». Era stato il prozio «barba» (cioè non sposato) a instillare nel giovane Roncalli la devozione al Sacro Cuore, come confiderà in una nota sul Giornale dell’anima: «La divozione al Sacro Cuore mi ha accompagnato per tutto il tempo della mia vita. Quel buon vecchio di mio zio Zaverio, appena levatomi neonato dal fonte battesimale, mi consacrò là nella chiesetta del mio paese al Sacro Cuore, perché crescessi sotto i suoi auspici, da buon cristiano. Ricordo, fra le prime orazioni che appresi sulle ginocchia di quell’anima buona, la bella giaculatoria che oggi mi è così caro ripetere: “Dolce Cuor del mio Gesù, fa’ che io t’ami sempre più”. Ricordo ancora che, quando ogni anno, nella mia parrocchia, nella domenica 4ª di settembre, si celebrava la festa del Sacro Cuore, tutti la dicevano la festa di mio zio Zaverio, ed egli vi si preparava con molto fervore, inducendo anche me, in modo conforme alla mia età, a fare altrettanto».
La cartolina illustrata riproduce la fotografia di Leone XIII, papa dal 1878 al 1903, con la tiara, simbolo del triregno pontificio, in piedi e benedicente. Il giovane Roncalli poté vederlo di persona già all’inizio del 1901, come comunicava in una commossa lettera ai familiari del 12 gennaio di quell’anno: «E il Papa? Ho già potuto vederlo domenica sera in San Pietro in mezzo a migliaia di splendori, l’ho potuto avvicinare, contemplarlo bene e riceverne la benedizione. In quel momento così solenne e commovente ho pensato a tutti voi, a tutti gli altri parenti, benefattori ed amici; ed Egli, quel buon vecchio, ha benedetto anche a voi, a tutti quanti». Leone XIII è il papa della Rerum novarum, la prima enciclica sociale, che ha ispirato il lungo ministero roncalliano, fino alla Mater et magistra scritta da Giovanni XXIII nel 1961, a ricordo del 70° anniversario del documento leonino.
Ezio Bolis