ATTIVITÀ DIPLOMATICA (1925-1952)

Bulgaria (1925-1934)

Nel 1925, con la nomina a Visitatore apostolico in Bulgaria, iniziò il periodo diplomatico a servizio della Santa Sede, che si prolungherà fino al 1952. Dopo l’ordinazione episcopale, avvenuta a Roma il 19 marzo 1925, mons. Roncalli partì per la Bulgaria con il compito soprattutto di provvedere ai gravi bisogni dei cristiani cattolici dei due riti latino e orientale, sparsi in tante piccole comunità.

Si trovò a operare in una situazione sociale, politica e religiosa molto difficile: i disordini politici e i conflitti con la vicina Turchia erano frequenti; la povertà era diffusa e colpiva anche il clero, spesso indigente; la tensione tra le varie comunità religiose era palpabile. Tra mille difficoltà il Visitatore apostolico Roncalli lavorò per riorganizzare la Chiesa cattolica, instaurare relazioni amichevoli con il governo e la Casa reale bulgara, avviare i primi contatti ecumenici con la Chiesa ortodossa bulgara, cercare di alleviare i disagi della popolazione, per esempio, mediante i “Refettori del Papa”, organizzati per i bambini poveri profughi, esiliati nella regione di Mesembria. L’incarico, inizialmente a termine, si trasformò in una permanenza decennale, durante la quale Roncalli pose le basi per la fondazione di una Delegazione Apostolica, di cui lui stesso venne nominato primo rappresentante nell’ottobre1931.

In questi anni cominciò a trascorrere le vacanze, passate a Sotto il Monte, in affitto in alcune stanze della residenza di Ca’ Maitino di proprietà della famiglia Scotti Guffanti, la casa degli antenati Roncalli, che gli saranno donate nel 1958.

Turchia e Grecia (1935-1944)

Il 27 novembre 1934 fu nominato Delegato apostolico in Turchia e in Grecia, e Amministratore apostolico per i latini di Costantinopoli.

Erano due paesi profondamente diversi, animati da reciproca ostilità. La Turchia aveva subito una radicale trasformazione dopo la Prima guerra mondiale, divenendo una repubblica aconfessionale, dove i cattolici erano concentrati soprattutto a Istanbul, attaccati alle tradizioni native, chiusi nel proprio mondo, e divisi tra quanti seguivano il rito latino e quanti seguivano il rito uniate. Il Delegato Roncalli operò con diplomazia, mirando a far superare le divisioni tra i cattolici e ad aprirli alla società turca; nel contempo, cercò di migliorare le relazioni con il governo turco dimostrando disponibilità ad accettare le misure ispirate a una politica di laicizzazione.

Maggiore difficoltà trovò nei rapporti con la Grecia, stato profondamente ortodosso, dove i cattolici, sparsi in varie comunità, erano identificati nell’opinione pubblica come stranieri; la situazione peggiorò ulteriormente durante la guerra, in seguito all’invasione italiana della Grecia. Con il passare degli anni però mons. Roncalli riuscì a migliorare i rapporti con le gerarchie ortodosse, giungendo ad organizzare alcuni incontri ufficiali con il patriarca di Costantinopoli e i metropoliti greci, i primi dopo secoli di separazione dalla Chiesa cattolica. Durante la Seconda guerra mondiale la Turchia rimase neutrale, divenendo una delle vie di fuga privilegiate dei profughi, soprattutto degli ebrei, in fuga dalla minaccia nazista. L’azione del Delegato Roncalli fu improntata all’insegna di una fraternità capace di andare oltre le contingenze politiche e storiche: si dimostrò disponibile, per quanto era nelle sue possibilità, a esaudire le richieste d’aiuto di tutti i profughi, ebrei compresi, per i quali fu sollecito nel chiedere aiuti alla Santa Sede o alle organizzazioni internazionali, e in diverse occasioni intervenne direttamente a favore della loro salvezza.

Francia (1945-1953)

Inaspettatamente, per decisione personale di papa Pio XII, il 6 dicembre 1944 gli giunse la notizia della sua promozione alla prestigiosa nunziatura di Parigi, dove giunse già il 30 dicembre 1944.

A Parigi lo attendeva una situazione particolarmente intricata. Dovette subito affrontare il problema del governo provvisorio della Francia, uscita dalla liberazione, deciso a far rimuovere circa venticinque vescovi, accusati di collaborazionismo con il governo di Vichy; alla fine, grazie anche all’abile lavoro diplomatico del Nunzio Roncalli, furono solo sette i vescovi destituiti. Negli anni a seguire mons. Roncalli dovette dare fondo a tutta la sua abilità di mediatore per smussare gli attriti con il laico Stato francese, che voleva intromettersi nella scelta dei nuovi prelati, giungendo infine a un accordo con le autorità. La sua attività diplomatica assunse un’esplicita connotazione pastorale attraverso visite in molte diocesi della Francia, Algeria compresa, e mons. Roncalli non mancò di far sentire la sua voce nei dibattiti che in quegli anni appassionavano la società francese: quello sulle scuole cattoliche, che ritenevano insufficienti i sussidi statali concessi, e quello sui preti operai. L’inedita esperienza pastorale dei preti operai, avviata alla fine del 1943 con la Missione di Parigi, lo vide inizialmente favorevole, ma l’atteggiamento progressivamente negativo della Santa Sede verso gli sviluppi di tale esperienza spinse il Nunzio ad allinearsi con le direttive romane.

Il 12 gennaio 1953 Pio XII annunciò la sua promozione a cardinale e contemporaneamente la sua nomina a vescovo patriarca di Venezia; tre giorni dopo, il presidente francese Auriol, grazie alla tradizionale prerogativa dei capi di Stato francesi, gli impose la Berretta cardinalizia, inoltre lo insignì della decorazione della Legion d’onore.