Il patriarca e Porto Marghera. La sensibilità sociale di Roncalli
Per la collana “Fonti e Ricerche” della Fondazione Papa Giovanni XXIII è fresco di stampa il volume Il patriarca e Porto Marghera. Storia sociale dell’episcopato veneziano di Roncalli (XXXIX+497 pp, ed. Studium). L’opera, frutto della sua tesi di dottorato all’Università di Bergamo, è stata realizzata con il sostegno delle ACLI bergamasche. L’autore è il giovane storico Federico Creatini, che rielabora e arricchisce in queste pagine la sua tesi di dottorato, discussa all’Università di Bergamo con il massimo dei voti e sostenuta da una borsa di studio finanziata proprio dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII.
Il libro offre un contributo rilevante alla comprensione del patriarcato veneziano di Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, analizzandone l’azione pastorale in una fase di grandi trasformazioni per la città e per l’Italia intera. Attraverso un’analisi accurata delle fonti edite e inedite – dalle agende personali ai discorsi pubblici, dalla stampa diocesana alle lettere private – Creatini ricostruisce le scelte di Roncalli e del clero veneziano in un contesto complesso, in rapido mutamento, segnato da tensioni sociali, cambiamenti economici e nuove sensibilità culturali.
Porto Marghera, Mestre e la “questione operaia”
Dalla ricerca emergono soprattutto tre grandi sfide: lo sviluppo urbano e sociale di Mestre, la “questione operaia” di Porto Marghera e il ruolo della Chiesa veneziana nei nuovi scenari politici degli anni Cinquanta. La diocesi lagunare si trova ad affrontare il passaggio da una società agricola a una industriale, tra nuove povertà, conflitti sindacali e fermenti culturali. In questo quadro, Roncalli promuove una pastorale attenta e innovativa: dalla fondazione di nuove parrocchie alla costruzione di nuove chiese, come quella dedicata a “Gesù lavoratore”; dall’assistenza ai poveri alla mediazione nei conflitti sociali, dal rilancio della pietà popolare al dialogo con la società laica.
Particolarmente interessante è l’analisi del laboratorio politico veneziano dei primi anni Cinquanta dove si sperimentano equilibri inediti tra laici cattolici e sinistra riformista, preludio al futuro centrosinistra nazionale. In un’area segnata dal passaggio dalla campagna alla città, con un polo industriale in piena espansione, la Chiesa veneziana si trova a confrontarsi con nuove realtà sociali e ideologiche. Roncalli si muove con prudenza e intelligenza: pur mantenendo una leale adesione alle direttive della Santa Sede e della CEI, mostra uno stile aperto e dialogante, attento alla realtà locale.
Uno stile pastorale nuovo
Il tratto distintivo del patriarca Roncalli è uno stile pastorale improntato all’ascolto, alla vicinanza, alla concretezza. Le sue visite pastorali, lontane da ogni formalismo, diventano occasioni di ascolto e di incontro diretto con i fedeli. Il patriarca si fa davvero “pastore” nel senso evangelico del termine: guida, accompagna, consola. La sua parola, empatica e accessibile, rompe con il tono distante del magistero dell’epoca: non parla “dall’alto”, ma “con” la sua gente. È un pastore che dialoga con tutti – non solo con i cattolici – e che si misura con le sfide della società secolarizzata, senza arroccarsi su posizioni difensive.
Tradizione e missione
Tre le direttrici che orientano il suo episcopato: il rapporto fecondo con la tradizione tridentina (visite pastorali, predicazione, liturgia), rivisitata senza nostalgie; l’urgenza di una nuova forma di missione, intesa non più solo come rivolta “ad gentes”, ai popoli non cristiani, ma come capacità della Chiesa di abitare il presente e dialogare con la cultura secolarizzata; infine, la volontà di leggere e interpretare i “segni dei tempi”, ben prima che questa espressione diventasse un punto fermo del Concilio Vaticano II. In questo senso, è significativa la missione popolare organizzata nel 1955, con il coinvolgimento della “Pro Civitate Cristiana” di don Giovanni Rossi: un gesto profetico di evangelizzazione nel linguaggio e nelle forme. Anche la precedente esperienza francese – soprattutto a Parigi – aiuta Roncalli a leggere con lucidità il tramonto della cultura rurale e la nascita di un nuovo orizzonte urbano. Intuisce che la Chiesa non può più essere una voce esterna alla storia, ma deve saper abitare il presente con intelligenza e carità. È un approccio che anticipa le linee portanti del futuro Concilio Vaticano II.
Un laboratorio per la Chiesa italiana
La ricerca di Creatini mostra come la Chiesa veneziana, guidata dal patriarca Roncalli, sia un osservatorio privilegiato per capire i cambiamenti in atto e rappresenti un laboratorio pastorale d’avanguardia. Le scelte compiute da Roncalli in quel contesto diventeranno un punto di riferimento per la Chiesa italiana e troveranno piena maturazione nel pontificato e nel Concilio da lui aperto. Insomma, l’esperienza veneziana non fu una semplice tappa del suo percorso, ma una vera e propria scuola pastorale.
Ezio Bolis






