I tratti bergamaschi di Papa Giovanni XXIII

 

I tratti bergamaschi di Papa Giovanni emergono in moltissime occasioni e si esprimono in una pluralità di forme: dalle frequenti visite a luoghi e persone bergamasche all’uso di parlare in dialetto (anche in occasioni pubbliche), dalla conoscenza approfondita della storia di Bergamo allo stile bergamasco nel modo di vivere la fede.

Basti ricordare la confessione fatta all’amico monsignor Bernareggi, vescovo di Bergamo, in cui diceva che era solito iniziare e chiudere ogni giornata con questa preghiera: «Vi adoro, mio Dio, e vi ringrazio per avermi creato, redento, fatto cristiano, sacerdote e bergamasco». Bernareggi rese pubblica tale confidenza nel salutare Roncalli, appena eletto cardinale, sottolineando l’amore e il suo legame profondo con la tradizione bergamasca.

Già vent’anni prima, in una lettera allo stesso monsignor Bernareggi, Roncalli aveva descritto Bergamo con toni poetici di grande bellezza: «Oh! la solitudine deliziosa di quella parte così caratteristica di Bergamo Alta, e le voci delle campane che veramente di lassù in tanta bellezza di natura danno riposo all’anima e la elevano verso il Signore! Io ho girato mezzo mondo: ma poche cose ho veduto che riempiano lo spirito di dolcezza e di pace come quel panorama dell’antica Bergamo» (Lettera del 23 marzo 1932).

Roncalli rivelò spesso di sentirsi legato in modo speciale a Bergamo e ai bergamaschi. Lo ribadì appena eletto papa, nell’udienza ai pellegrini di Bergamo, l’8 dicembre 1958: «Bergamo ha oggi il suo Papa, anche lui nulla più che servo dei servi di Dio, ma figlio della sua terra e della sua sacra tradizione».

Tre anni dopo rivendicava di aver mantenuto i tratti bergamaschi: «Il ricordo del punto di partenza della nostra vita, da Bergamo Nostra, ci ha accompagnato sempre nella quarantennale peregrinazione in Oriente e in Occidente, fino a Venezia, fin quassù, sul colle Vaticano, senza farci perdere del tutto il segno della Nostra caratteristica fisionomia nativa» (udienza del 30 aprile 1961).