Un santino con l’augurio benedicente di san Giovanni XXIII

Il senso di questa iniziativa

Nella grande sofferenza che quest’anno ha colpito città e provincia di Bergamo, è benvenuto ogni gesto, parola o iniziativa che possa offrire consolazione e sostenere la speranza.

La Fondazione Papa Giovanni XXIII, che ha la missione di custodire, studiare e divulgare la spiritualità del Papa bergamasco, con questo piccolo dono desidera esprimere affettuosa vicinanza ai bergamaschi, partecipando l’augurio benedicente del loro più illustre concittadino, che i credenti venerano come santo e che tutti considerano un grande esempio di umanità, capace di unire donne e uomini di ogni fede, cultura e provenienza.

Perché un santino?

Un grande pensatore cristiano del XX secolo, Romano Guardini, diceva che «un’immagine tocca le radici dell’anima molto più profondamente di una pura dottrina, perché agisce sull’immaginazione e sul sentimento».

È così da sempre. Ai tempi dell’Albero degli zoccoli, i nostri nonni e bisnonni, soprattutto in campagna, tenevano appesa sul muro della stalla l’immagine di sant’Antonio, confidando nella sua intercessione perché custodisse gli animali e coloro che da essi traevano l’unico sostentamento per vivere.

Nei momenti di difficoltà, uno sguardo al quadro della Madonna ridava coraggio e fiducia. In questa devozione, semplice e spontanea, ci sembra di riconoscere una traccia di fede genuina, quella di chi si affida fiduciosamente al Signore.

Una benedizione, non solo auguri

Ogni anno riceviamo decine di auguri, per posta e più ancora tramite i social, anche se la maggior parte di essi viene velocemente archiviata. Fare gli auguri a qualcuno è una cosa bella, significa desiderare per quella persona tutto il bene possibile. In fondo, è un modo per manifestare attenzione, riconoscenza, simpatia e affetto per qualcuno.

Per i cristiani l’augurio diventa benedizione perché non è un vago desiderio di bene, ma fa appello alla fonte stessa di ogni bene, il Dio vivente che si è fatto conoscere in Gesù, nato a Betlemme, morto sulla Croce per noi, risorto e vivo.

Quando qualcuno ci dice: «Per me sei una benedizione!», vuol dire che da noi, dalle nostre parole, dai nostri gesti, dalla nostra presenza traspare qualcosa di buono, che rallegra il cuore. Dire a qualcuno «ti be­nedico!» significa vedere in lui prima di tutto il bene e la luce, con uno sguardo di stu­pore, senza rivalità, senza invidia. La benedizione è anche un impegno: imparare a benedire è un modo per costruire un mondo migliore.

Il 20 dicembre, in tutte le edicole di Bergamo e provincia

Desideriamo che l’augurio benedicente di Papa Giovanni possa arrivare il più lontano possibile, superando barriere geografiche, linguistiche e culturali. Questo vogliono significare le scritte in varie lingue che fanno da sfondo al ritratto benedicente di Giovanni XXIII.

Il santino potrà essere chiesto gratuitamente in ogni edicola, fino a esaurimento scorte, sabato 19 e domenica 20 dicembre, grazie al prezioso supporto organizzativo di DIF – Agenzia Diffusione Pubblicazioni – e alla gentile collaborazione degli edicolanti di Bergamo e Provincia.

d. Ezio Bolis