«Oh! Io non cesserò mai di ringraziare il Signore per essere nato qui».

Papa Giovanni XXIII e la “sua” Bergamo

Sabato 6 maggio, alle ore 15.00, presso la Fondazione Papa Giovanni XXIII, a Bergamo Alta, in via Arena 26, il C.I.F. di Bergamo, insieme alla Fondazione sant’Angela Merici di Bergamo, organizzano un incontro nel quale il prof. don Ezio Bolis parlerà de «Giovanni XXIII e la “sua” Bergamo» (cfr. programma allegato).

L’anno di Bergamo, insieme a Brescia, capitale italiana della cultura, offre l’occasione per mettere in evidenza i tratti bergamaschi di papa Roncalli. Essi emergono in moltissime occasioni e si esprimono in una pluralità di forme: dalle frequenti visite a persone, istituzioni e luoghi della terra orobica all’uso di parlare in dialetto, dalla conoscenza approfondita della storia di Bergamo allo stile bergamasco nel modo di vivere la fede.

In una confidenza all’amico monsignor Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo, lo stesso Roncalli rivelava che era solito iniziare e chiudere ogni giornata con questa preghiera: «Vi adoro, mio Dio, e vi ringrazio per avermi creato, redento, fatto cristiano, sacerdote e bergamasco». Numerose sono le attestazioni del profondo legame di Roncalli a Bergamo e alla sua tradizione. Per esempio, in una lettera allo stesso mons. Bernareggi, Roncalli descriveva Bergamo con toni poetici di grande bellezza: «Oh! la solitudine deliziosa di quella parte così caratteristica di Bergamo Alta, e le voci delle campane che veramente di lassù in tanta bellezza di natura danno riposo all’anima e la elevano verso il Signore! Io ho girato mezzo mondo: ma poche cose ho veduto che riempiano lo spirito di dolcezza e di pace come quel panorama dell’antica Bergamo» (23 marzo 1932).

Significativa è pure una pagina del suo diario, dove nel gennaio 1924 annotava: «Oggi, 18 gennaio, festa della Cattedra di San Pietro, si compiono già tre anni dacché ho iniziato, per obbedienza, il ministero di presidente, per l’Italia, della Pontificia Opera della Propagazione della Fede nel mondo […]. Ho lasciato a Bergamo, con pena, ciò che tanto amavo: il seminario, dove il Vescovo mi aveva voluto, indegnissimamente, padre spirituale, e la Casa degli studenti, figlia diletta del mio cuore».

Anche da papa rivendicò di aver mantenuto i tratti bergamaschi: «Il ricordo del punto di partenza della nostra vita, da Bergamo Nostra, ci ha accompagnato sempre nella quarantennale peregrinazione in Oriente e in Occidente, fino a Venezia, fin quassù, sul colle Vaticano, senza farci perdere del tutto il segno della Nostra caratteristica fisionomia nativa» (Udienza, 30 aprile 1961).

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