“Sergente Roncalli”. Dal buio della guerra una luce di pace
“Sergente Roncalli”. Dal buio della guerra una luce di pace
L’impegno per la pace e la ferma condanna di ogni guerra, sbocciati nell’EnciclicaPacem in Terris, sono maturati attraverso un lungo cammino iniziato dalla drammatica esperienza della Grande Guerra, a cui il giovane Roncalli ha partecipato come “sergente di sanità” e cappellano militare nell’ospedale di Bergamo. Un’esperienza che ha segnato profondamente il suo spirito e il metodo pastorale di approccio alle anime, lasciando ampie tracce nei suoi scritti.
Il suo giudizio sulla guerra è netto: «I dolori dell’Europa sono grandi: tante giovani vite sacrificate, tanti interessi individuali, domestici, civili, nazionali, sociali compromessi e mandati in rovina, tutte le conseguenze di una guerra che è sempre un flagello anche se è guerra vittoriosa, compongono un cumulo di affanni, spremono lacrime e lacrime, così come dal cozzo degli eserciti e dei popoli scaturisce un fiume di sangue» (Discorso sul Sacro Cuore del 11.06.1915).
L’avversione alla guerra non implica il disprezzo dei genuini sentimenti verso la Patria, la quale merita che ci si sacrifichi per i grandi valori delle libertà e della giustizia, anche se spesso il malgoverno scoraggia ogni entusiasmo: «Molti soldati purtroppo a sentir parlare di patria scrollano le spalle, ridono, oppure bestemmiano e maledicono. Noi no. Noi facciamo il nostro dovere guardando in alto. Gli uomini che ci hanno governato e ci governano non meritano i nostri sacrifici, ma la patria oggi in pericolo li merita tutti: gli uomini passano e la patria resta. Nel sacrificarci per la patria noi sappiamo di sacrificarci per Iddio, e per i nostri fratelli» (Lettera del 05.12.1917 al fratello Giuseppe).
Nei giovani commilitoni, «tanto degni di ogni cura e di ogni sacrificio» e motivo di «tante consolazioni spirituali», Roncalli vede rappresentata l’umanità sofferente. Il suo diario riporta commoventi fioretti colti sul letto di morte dei «cari giovani soldati»; gli accade spesso di ritrovarsi in ginocchio, tutto solo nella sua camera, a piangere come un bambino, non potendo più contenere l’emozione davanti allo spettacolo della morte, semplice e santa, di tanti ragazzi semplici e buoni.
La guerra pone Roncalli a contatto con persone di varia provenienza, cultura e religione: protestanti, atei, massoni, musulmani. Egli si ripromette di presentarsi a tutti non «con il flagello in mano», ma con molta dolcezza e longanimità, e rispetto della libertà, ispirandosi all’esempio di Gesù (cfr. nota del 31.03.1918).
La relazione si avvale di immagini rare e artisticamente rielaborate da Antonio Chiesa che ritraggono Roncalli negli anni della Prima Guerra mondiale.
per prenotazioni
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